permette di sedimentare nell’animo il seme ricevuto affinché nascano semi di adesione a ciò che lo Spirito ha suggerito a ciascuno.
siamo chiamati a immergerci in un dialogo tutto interiore con il Signore, che è venuto ad abitare la nostra casa, per gustare la sua bontà e assimilarci a lui nella carità. Nelle nostre assemblee domenicali c’è anche chi, per vari motivi, non si accosta alla comunione: il silenzio dopo la comunione è un tempo di preghiera per esprimere il desiderio di un incontro attraverso la cosiddetta comunione spirituale. “O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì solo una parola e io sarò salvato!”: Si tratta di una confessione di indegnità personale seguita da una fiduciosa invocazione della misericordia divina, l’una e l’altra espresse con le parole del centurione di Cafarnao (cfr Mt 8, 8). Essendo una citazione non va declinata secondo il genere di chi la pronuncia.
Non si tengano in mano fazzoletti. Il fedele tende tutte e due le mani verso il sacerdote tenendole bene aperte e ponendole una sull’altra (mano sinistra sopra). Ricevendo il Corpo del Signore il fedele risponde
dicendo “Amen”. Non si prende l’Ostia dalle mani del sacerdote ma la si riceve sul palmo della mano. Non si risponde “grazie”, ma “Amen” che vuol dire “credo”, “è realmente così”. Se la particola cade a terra la raccoglie il sacerdote. Rimanendo davanti al sacerdote o spostandosi poco a lato, con la mano che è sotto, si prende la Particola consacrata e la si porta alla bocca.
occorre osservare un clima di silenzio anche al termine della celebrazione. Si narra che una nobildonna che andava spesso alla Messa celebrata da san Filippo Neri, dopo aver preso la Comunione, se ne andava mancando di fare un adeguato ringraziamento al termine della Messa. Un giorno, prima di iniziare la celebrazione della Messa, san Filippo disse a due chierichetti: “Ad un mio cenno seguite con le candele accese una donna che io vi indicherò”. Dopo la Comunione, la nobildonna, ricevuta l’ostia, lasciò la Chiesa. San Filippo fece cenno ai due chierichetti e questi obbedirono all’istante. Questa si girò e chiese loro il perché ed i fanciulli dissero la verità. Visibilmente innervosita, ella tornò in chiesa per chiedere spiegazioni al sacerdote. Questi rispose: “Signora, mi sono permesso perché stava portando la Santissima Eucaristia in processione per le strade di Roma. Lo sa che ogniqualvolta riceviamo Gesù Sacramentato diventiamo per un po’ di tempo dei tabernacoli viventi?”. Scrive Benedetto XVII: “Non ci si può aspettare una partecipazione attiva alla Liturgia Eucaristica, se ci si accosta ad essa superficialmente, senza interrogarsi sulla propria vita. Favoriscono tale disposizione interiore il raccoglimento ed il silenzio”.
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