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Personaggi in cerca d’autore – Ciaula scopre la luna

Il primo personaggio – quasi con senso di ringraziamento – lo dobbiamo a Colui che ha ispirato il titolo di questi nostri incontri sporadici.

Luigi Pirandello in Novelle per un anno ci racconta la storia di Ciàula e delle sue paure. Ciàula è un ragazzo di trent’anni che lavora in una miniera di zolfo in Sicilia, deriso e maltrattato da tutti per la sua scarsa intelligenza. Come manovale alle dipendenze di Zi’ Scarda ha il compito di portare lo zolfo in superficie.

Una sera, per finire il lavoro, occorre fare un turno di notte. Ciàula, sebbene stravolto dalla fatica, non si tira indietro. Egli non è preoccupato né del lavoro e neppure del buio della miniera – conosce bene le gallerie! Piuttosto Ciàula ha una paura santissima del buio della notte che troverà uscito dal cunicolo. Anni prima, infatti, nella miniera era scoppiata una mina e per la paura dell’esplosione si era rifugiato in un anfratto rompendo la sua lanterna. Quando finalmente riuscì ad uscire, si sarebbe aspettato la luce del sole ed invece “s’era messo a tremare, sperduto, con un brivido per ogni vago alito indistinto nel silenzio arcano che riempiva la sterminata vacuità, ove un brulichio di stelle, fitte piccolissime, non riusciva a diffondere alcune luce…”. Ora Ciàula era terrorizzato al solo pensiero che avrebbe sperimentato di nuovo quello smarrimento. E questa paura lo accompagnò sino all’imboccatura della caverna, quando, con suo grande stupore, uscendo con il suo carico di zolfo sulle spalle, vide la luna piena illuminare “a giorno” lo spazio attorno e dentro di lui.

Quindi, venendo a noi e pensando a Ciàula e alle sue paure, è bene sapere che la paura non può avere il timone della nostra vita e che ciascuno di noi deve avere il coraggio di dare “una seconda possibilità” alla realtà che lo circonda. A volte basta fare un passo, un semplice passo: quello che ci porta dall’imboccatura della caverna al mondo, all’altro. La paura così svanisce e avanza lo stupore. Di Ciàula e nostro. “Cadde a sedere sul suo carico, davanti alla luna… si mise a piangere senza volerlo, senza saperlo, dal gran conforto, dalla dolcezza che sentiva nell’averla scoperta nel cielo, ignara di lui… Non aveva più paura né si sentiva più stanco, nella notte ora piena di stupore”.

don Stefano

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