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Dialoghi per l’unità

Si apre una settimana in cui siamo invitati a pregare e a sviluppare dialogo e conoscenza sia della tradizione cristiana espressa nelle sua varie confessioni, sia di quella ebraica. Ecco un racconto chassidico, tipica espressione della tradizione ebraica, capace di sorprendere, di far riflettere, ma anche di far sorridere, ci fa sentire vicini nel cammino di fede e guardare con simpatia alle comunità ebraiche con la certezza che «Dio continua ad operare nel popolo dell’Antica Alleanza e fa nascere tesori di saggezza che scaturiscono dal suo incontro con la Parola divina» (EG 249).

Il secondo racconto attinge, invece, dalla tradizione cristiana dei detti dei padri del deserto, e sottolinea l’importanza di interrogare che è adulto nella fede.


Un anziano ebreo era assai noto per la sua capacità di farsi ascoltare dall’Eterno. Un giorno un grande mistico, il santo cabbalista Isaac Luria, volle conoscerlo di persona e scoprire il suo segreto:

“Ho sentito cose meravigliose su di te” disse all’uomo quando lo trovò
“Sei uno studioso della Torah?”.
“No” disse l’uomo “non ho mai avuto la possibilità di studiare”.
“Allora devi conoscere profondamente i Salmi, un genio della devozione che prega con grande intensità”.
“No” disse l’uomo. “Ho spesso ascoltato i Salmi, ma non sono in grado di recitarne alcuno”.
“Tuttavia” disse Rabbi Luria “mi è stato detto che l’intensità della tua preghiera supera persino la mia! Cosa hai fatto durante i Giorni Terribili (i 10 giorni che vanno da Rosh Hashanà a Yom Kippur) per meritare tanta lode?”.
“Maestro, io sono un ignorante. Conosco solo 10 delle 22 lettere dell’alfabeto. Ma quando entro in sinagoga e vedo la comunità così fervente nella preghiera, il mio cuore si spezza. Non sarei affatto in grado di pregare. Allora dico: Ribbonò shel Olàm [Maestro dell’universo], ecco le lettere che conosco: alef, bet, ghimel, … combinale in modo che Tu comprenda e spero che Ti siano gradite. Poi ripeto in continuazione queste 10 lettere, fiducioso che Dio le trasformerà in parole”.


Un fratello interrogò un anziano: «Abba, io interpello gli anziani ed essi mi parlano della salvezza della mia anima, ma io non ritengo nulla di quel che mi dicono. A che pro interrogarli, non ne ricavo nessun profitto: sono completamente corrotto!». Ora, vi erano là due vasi vuoti. L’anziano disse al fratello: «Va’ a prendere uno di quei due vasi, riempilo d’olio, bruciavi dentro della stoppa, poi vuota via l’olio e rimettilo al suo posto».

Il che fu fatto. «Daccapo», disse l’anziano. E dopo che il discepolo l’ebbe fatto parecchie volte, gli disse: «Ora porta qui tutti e due i vasi e vedi quale dei due sia più pulito». «Quello dove ho messo l’olio», disse il fratello. «Così è della tua anima con le domande che poni agli anziani», continuò il vecchio; «benché non trattenga nulla di ciò che ode, tuttavia si purifica lentamente, più dell’anima che non interroga».

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