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La domenica della divina clemenza
Questa domenica ci segnala che il tempo dopo l’Epifania si sta concludendo e che ci stiamo preparando a vivere la prossima Quaresima. Il tema che fa da titolo di quest’oggi ci offre una prima indicazione importante: “Domenica della divina clemenza”. I testi biblici ci orientano a coglierne l’invito di fondo. Si tratta da una parte di riconoscere il volto di Dio e della sua clemenza come quello che ci è stato rivelato dalla Scrittura e in particolare dalla Pasqua del Signore Gesù, ma dall’ altra, ed è questo il punto chiave, di riconoscere che ciascuno di noi ha un grande bisogno della clemenza di Dio, della sua misericordia e del suo perdono. Solo prendendo coscienza di questo, potremo disporci a vivere il tempo quaresimale come un’occasione propizia, come il dono di grazia che Dio ci offre per ritrovare il cuore della nostra vita cristiana. Anzitutto la voce del profeta Daniele ci fa riascoltare la sua supplica per il popolo, per il quale chiede misericordia e perdono, nella consapevolezza che è un popolo dipeccatori: «Signore, nostro Dio, che hai fatto uscire il tuo popolo dall’ Egitto con mano forte… noi abbiamo peccato, abbiamo agito da empi». E per questo invoca: «Signore ascolta! Signore perdona! Signore guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso». È il profeta Daniele che si fa interprete presso Dio di questa richiesta di perdono. Anche l’apostolo Paolo in modo autobiografico, ripensando alla propria personale esperienza, si rende testimone della misericordia di Dio, nella consapevolezza di essere il primo dei peccatori ma, nonostante questo, raggiunto e trasformato dalla sua grazia: «Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità». Infine, il Vangelo completa il quadro, ricordandoci chi sono coloro che il Signore sceglie e chiama: non certo i giusti, perché davanti a Dio nessuno si può ritenere giusto, tanto meno gli scribi e i farisei, che lo giudicano: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori». Queste parole ci riempiono di fiducia e di speranza, perché davvero ogni volta che riconosciamo il nostro peccato e le nostre contraddizioni, sappiamo di non essere né giudicati né esclusi, ma cercati e perdonati. Gesù viene criticato perché siede a mensa con i pubblicani e i peccatori, ma questa è la manifestazione più chiara della “divina clemenza”, perché il Signore si compromette con gli ultimi e con coloro che dovrebbero essere condannati. Ma, se siamo onesti, tutti noi come san Paolo, dovremmo dire: il primo dovrei essere io! Donaci Signore di sentirci cercati e perdonati da te e insegnaci a non giudicare e a non condannare nessuno, ma a fare come te, che siedi a mensa e vai a cercare chi si è perduto.
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